Editoria: i giovani scelgono la rete ma non si fidano

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internet-newsI giovani leggono poco i quotidiani, il 91% sceglie la rete, visita soprattutto i portali dei quotidiani, ma la maggior parte non ritiene il web affidabile.

È uno scenario di grandi contraddizioni quello che viene fuori dalla ricerca su “I giovani e l’informazione” di cui sono stati anticipati oggi alcuni dati in un incontro nella sede della Federazione Italiana Editori. L’unica via attraverso la quale «editori e giornalisti possono ancora vincere» è dunque quella dell’«autorevolezza e credibilità» come ha sottolineato il presidente della Fieg, Giulio Anselmi in apertura dell’incontro dove ha invitato anche a fare «giornali migliori». «È evidente che la carta non interessa ai giovani, anzi sono allergici. Ciò nonostante – ha sottolineato il presidente della Fieg – gli editori devono continuare ad investire sulla carta stampata perché rappresenta il 90% dei ricavi delle aziende editoriali. Se fanno bene avranno un futuro, altrimenti avranno un futuro breve». Se si considera che il 90% dei giovani contro il 41% del campione totale sono mobile news consumer, cioè cercano e consumano informazioni specifiche su tablet, smartphone, e il 77% contro il 37% del campione totale segue l’informazione culturale sul mobile, «fanno bene – ha detto Anselmi – quegli editori che guardano al futuro concentrando la loro attenzione su questo tipo di piattaforma». Critici e disillusi nei confronti del web, l’87% dei giovani pensa che «la maggior parte delle fonti di informazione sia schierata», il 62% è convinto di ricevere «notizie da fonti che non hanno un punto di vista particolare» e il 55% crede che «gli organismi di informazione facciano un buon lavoro». I portali più visitati (70%) sono proprio quelli dei quotidiani e i siti specializzati su particolari argomenti (65%), con fanalino di coda i siti più interattivi (15%) sui quali gli utenti votano le notizie. Dall’indagine – curata da Lella Mazzoli, direttore dell’Istituto per la formazione al giornalismo dell’Università di Urbino e realizzata su un campione totale di oltre 1000 italiani intervistati al telefono – emerge che, dopo il web, l’85% dei giovani tra i 18 e i 29 anni utilizza per informarsi le tv nazionali, il 41% i quotidiani nazionali, il 38% la radio.

Ma guardando l’andamento del consumo di informazione su Internet dal 2011 al 2014 si vede che la situazione è stabile, anzi in lievissimo calo: dal 94% del 2011 si è passati al 95% del 2012, al 97% del 2013 fino al 91% del 2014. Stabile anche la situazione rispetto all’uso dell’informazione all news, che doveva rappresentare il futuro, passata dal 49% del 2011, al 57% del 2012, al 63% del 2013 fino al 60% del 2014. Scarsi gli approfondimenti culturali dei giovani fra i 18 e i 29 anni che sono però abbastanza curiosi: a oltre la metà degli intervistati (51%) piace imbattersi in notizie a cui non aveva pensato prima contro il 36% del campione totale. Da segnalare che l’84% dei giovani cercano notizie su eventi correnti su mobile, il 63% utilizza un’applicazione per avere accesso alle notizie e il 38% ha ricevuto aggiornamenti via sms o email. Più del 60% dei giovani (64%) ottiene informazioni da amici, familiari e colleghi seguiti su facebook, il 50% da un’emittente di informazione o un giornalista seguiti su facebook e il 53% da aggiornamenti twitter di un’emittente di informazione o giornalista o amici, familiari e colleghi.

«L’informazione tradizionale non viene più cercata su un supporto tradizionale anche se i giovani sono convinti che sulla rete ci siano tante bufale», dice la Mazzoli. «È una partita aperta che mi invita ad avere un pò di ottimismo», conclude Anselmi senza nascondere che «giornali e twitter sono accomunati solo dall’interesse per il maltempo».

L’incontro di oggi è il Primo «Atelier-Collaboratorio di Intelligenza Connettiva», un brainstorming tra studenti liceali e universitari, docenti, ricercatori e rappresentanti del mondo dell’editoria, organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia e Media Duemila, in collaborazione con la Fieg, che vede tra i promotori dell’iniziativa il professor Derrick de Kerckhove.

di Mauretta Capuano

(ANSA).