Fondi all’editoria: il pluralismo dell’informazione va difeso. No alla cancellazione

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I fondi per il pluralismo non si toccano! Il “graduale azzeramento a partire dal 2019 del contributo del Fondo per il pluralismo, quota del Dipartimento informazione editoria, assicurando il pluralismo dell’informazione e la libertà di espressione” è un’assurdità se fosse vero il principio che il Governo va comunque sbandierando di voler valorizzare il pluralismo dell’informazione nel nostro Paese.

La politica italiana esca allo scoperto e dica apertamente che ruolo deve giocare l’informazione nel nostro Paese: un ruolo libero e terzo o un ruolo ‘sottomesso’ ai desiderata dei potenti al comando?

I finanziamenti del fondo del pluralismo vanno mantenuti anche se, come in ogni caso, vanno aggiornati metodologie e regole di assegnazione. Tagliarlo, azzerandolo, rappresenta esclusivamente un attacco al ruolo dell’informazione.

Quei fondi sono una base concreta per il sostegno di voci e pensieri anche di piccole realtà, che proprio in quelle risorse hanno parte importante del loro sostentamento. Senza quei soldi saranno minate solo le voci del territorio, le voci cattoliche, le voci italiane nelle comunità estere.

Rischiano di avere il bavaglio le testate vicine alla gente, dirette al popolo ed espressione del popolo.

L’azione del Governo dovrebbe essere volta, invece, al sostegno della libera espressione, alla valorizzazione del ruolo dell’Ordine dei Giornalisti come struttura che garantisca la qualità dell’informazione, combattere il fenomeno delle fake news. Garanzie queste di informazione dei cittadini.

Invece a rischio, oltre al valore democratico del Paese investito dal pensiero unico, ci sono decine e decine di posti di lavoro.