Stampa Democratica: il programma, gli impegni

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Stampa Democratica è la corrente fondata nel 1978 da Walter Tobagi. Da sempre il nostro motto è: “Da una parte sola. Quella dei giornalisti”. I valori per cui ci battiamo sono nel nostro programma, sintetizzato qui sotto.

Una legge di sistema per tutta l’editoria, lotta al precariato ed equo compenso, più solidarietà di categoria, contratto anche per chi lavora negli uffici stampa, un coordinamento degli enti sempre più efficiente. Affinché i giornalisti possano ricominciare a contare davvero, in un’epoca in cui c’è un estremo bisogno di professionalità, autonomia e, in una parola, di un’informazione libera.

Una legge di sistema. Il settore dell’informazione, vitale per la democrazia italiana, è in fortissima difficoltà. Occorre la radicale revisione delle leggi che regolano il nostro mondo e in particolare la legge sull’editoria. Innanzitutto una normativa Antitrust in linea con quelle di altri Paesi occidentali. Oggi l’Antitrust sta mostrando tutte le sue criticità e le fusioni tra grandi gruppi hanno ridotto in modo allarmante il pluralismo dell’informazione. È necessario regolare i conflitti di interesse, fissare i tetti per la raccolta pubblicitaria.

Il contratto. Gli editori hanno contrastato il rinnovo contrattuale e poi hanno presentato una “lista della spesa” fatta solo di tagli. È necessario difendere, innovare e qualificare anche economicamente il nostro contratto. Per rinnovarlo, ci vuole un confronto serio in cui non si parli solo di tagliare diritti e retribuzioni, ma durante il quale gli editori tornino a fare impresa e garantiscano gli strumenti per il rilancio del settore e della professione. Noi riteniamo che anche nostro sindacato si debba battere per contrastare e fare abolire i contratti di prossimità, che gravano sempre sui più deboli.

Libertà di espressione. È fondamentale abolire il carcere per i giornalisti: una norma inaccettabile e antistorica. Bisogna contrastare le querele temerarie che mettono un subdolo bavaglio all’informazione e lavorare per una governance del servizio pubblico che liberi la Rai dal condizionamento dei partiti e del governo.

Lotta al precariato. Nel nostro settore la prima libertà per ogni giornalista è la libertà dal bisogno. La crisi dell’editoria ha provocato un esodo massiccio di colleghi dalle redazioni e coloro che sono stati costretti andarsene sono stati sostituiti da giornalisti precari, che devono lavorare senza diritti, senza tutele e con retribuzioni indegne di un Paese civile. Bisogna combattere insieme i falsi collaboratori utilizzati a tempo pieno nelle redazioni: tutti questi colleghi vanno stabilizzati con regolare contratto giornalistico. Siamo contrari anche ai giornalisti pensionati che lavorano a tempo pieno nelle redazioni: il loro utilizzo impedisce il ricambio generazionale.

Reintroduzione delle garanzie sul lavoro. Intendiamo batterci perché vengano reintrodotte le garanzie dell’articolo 18 per tutti e perché venga cancellata la norma che vieta il reintegro in caso di licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo.

Solidarietà. La crisi epocale che ha investito l’editoria sottopone tutti ad attacchi e difficoltà. Non dobbiamo cedere alle sirene dell’individualismo. Il nuovo trend degli editori è chiaro: tagli strutturali allo stipendio con conciliazioni individuali, tombali. Noi abbiamo contrastato con ogni mezzo questa tendenza e continueremo a contrastarla, pur senza lasciare soli i giornalisti che hanno dovuto, sotto ricatto degli editori, ridursi la retribuzione.

Equo compenso. Oggi il 60% dei giornalisti è lavoratore autonomo in prevalenza a Partita Iva oppure collaboratore coordinato e continuativo. A questi professionisti dell’editoria occorre dare un giusto riconoscimento che garantisca condizioni economiche dignitose: puntando a redditi minimi garantiti così come a tempestività e correttezza nei pagamenti.

Uffici stampa. Nel settore pubblico va aperto il confronto con l’Aran per superare un malinteso ruolo dei giornalisti. È necessario giungere alla definizione di un contratto dei giornalisti pubblici, che declini, nel rispetto delle specificità degli enti pubblici i valori e i principi del CNLG Fnsi-Fieg. E il contratto giornalistico, allo stesso modo, va poi esteso agli uffici stampa privati.

Coordinamento degli Enti. Bisogna proseguire sulla strada del Coordinamento degli Enti, riconoscendo la centralità della Fnsi perché nessuno si salva da solo, nella certezza che gli attacchi ripetuti, esterni e interni, all’Ordine, all’Inpgi, alla Casagit e al Fondo Pensione Complementare sono attacchi al giornalismo autonomo e indipendente, presidio di crescita democratica.

Ordine dei Giornalisti. Occorre completare la riforma dell’Ordine stabilendo un nuovo percorso di accesso alla professione, che oggi è ancora regolato dalla legge 63, guardando a settori contigui, come quello degli uffici stampa pubblici, che rispondono a principi ispiratori della professione giornalistica.