Alla sfida del domani risponde la qualità

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Avvenire, domenica 22 dicembre 2019

Un’informazione moderna, pronta alle sfide del domani e al vero servizio dei lettori, non può che puntare alla qualità. Ed è proprio mirando alla qualità che il nostro mondo deve andare avanti se vuol garantire un futuro alle notizie e, contestualmente, al ruolo del giornalismo e dei giornalisti. Oggi viviamo in una società in cui l’informazione ha perso gran parte del suo valore sociale. Oggi i cittadini-lettori non cercano la vera notizia perché non vogliono, in realtà, essere informati. Infatti ritengono di sapere già, di essere già informati e cercano nei servizi giornalistici più che altro conferme alle proprie convinzioni. In questo contesto è normale che a prevalere siano le fake news, i tifosi della propaganda, gli ultras professionali di convinzioni personali o al servizio di un’ideologia. Ecco perché i protagonisti del mondo dell’informazione devono al più presto tornare alle origini riscoprendo i principi della professione. Il giornalista deve essere il testimone dell’ attualità, il custode della notizia, la congiunzione tra i fatti e la gente. E tutto ciò deve avvenire in un rapporto di trasparenza e oggettività sostanziale rispetto ai fatti. Che vanno guardati con occhio neutrale e raccontati con parole obiettive. Uno sforzo di qualità, quindi, che non può prescindere dai mezzi e dai tempi in cui la notizia viene diffusa.

5 domande per «dialogare» su «Quale giornalismo per quale futuro». Le ha lanciate il 13 dicembre l’ arcivescovo Delpini ( https:// bit.ly/2t88mOf ), una «provocazione» rivolta ai comunicatori.
In questo spazio raccogliamo le loro risposte (da inviare a: wmagni@diocesi.milano.it).

Se per la notizia il Web impone il tutto e subito, radio e tv vogliono la completezza, la carta chiede riflessione e approfondimento, i giornalisti oggi impegnati su tutti questi fronti non possono che pretendere da loro stessi e dalla propria categoria il massimo impegno nell’onorare il ‘patto di verità’ con i lettori-ascoltatori- cittadini. Certo, il contesto socioeconomico con cui il mondo dell’ informazione deve fare oggi i conti è condizionato dalle difficoltà che contraddistinguono le imprese del settore. Il giornalismo se da un lato rischia di essere svilito da una sciatteria di fondo tipica di certe frange del mestiere, dall’altro rischia di essere affossato da quegli editori – non pochi purtroppo – che vorrebbero separare il concetto di attività da quello di professione.

Chi negli anni del boom di Internet ha ridotto a commodities la notizia, oggi pretende che l’azienda di informazione torni a macinare utili unicamente azzerando i costi. Pagando male, al limite dello sfruttamento, chi produce notizie. Specialmente quei giovani cronisti ad inizio carriera che si avvicinano al giornalismo con la purezza e l’entusiasmo di chi vuole raccontare i fatti della vita. Cercare, raccogliere, sviluppare e approfondire una notizia è un lavoro impegnativo. Dietro una notizia c’è passione, ma anche professionalità, sacrificio e lavoro. Elementi che crescono esponenzialmente al crescere della qualità della notizia offerta. Ecco perché oggi è ancor più importante saper riconoscere che nell’informazione c’è un valore. Anche di natura economica. Essere consapevoli di questo, porterà a guardare con occhio critico a quanto è offerto oggi in abbondanza e gratuitamente. Mentre sarà apprezzata – e pagata – l’informazione di qualità che ci farà sentire davvero liberi e cittadini di un mondo democratico.

* Presidente Associazione lombarda giornalisti RIPRODUZIONE RISERVATA.

PAOLO PERUCCHINI