Il Giornale: il CdR smaschera le fake news di Senzabavaglio

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L’attacco è nel loro classico stile: senza vergogna. Ma questa volta Senzabavaglio per cercare la polemica a tutti i costi ha sbagliato completamente obiettivo.

E così, con una puntuale ricostruzione, i colleghi del Comitato di Redazione de Il Giornale smascherano le fake news messe arditamente in circolazione da SB su trasferimento di redazione, nuova organizzazione del lavoro e sul ruolo stesso del CdR.

Ecco a tutti, quindi, la verità sul caso Il Giornale dalle parole del CdR.

“Innanzitutto stupisce un po’ che un sito gestito da giornalisti pubblichi un articolo nel quale vengono rivolte gravi accuse a persone citate con nomi e cognomi (sebbene non tutti corretti) alle quali però non è stata offerta l’occasione di dare la loro versione dei fatti. Persone, che essendo colleghi e non essendo latitanti, l’autore avrebbe potuto contattare senza il benché minimo problema, soprattutto visto che, a meno non si tratti di bizzarra omonimia, ha sino al 2019 collaborato con la redazione in ambito economico e automotive.

Comunque, l’autore riassume le ultime vicende che hanno interessato la nostra testata. E lo fa con un articolo all’apparenza aggiornato e informato, non mancano i dettagli, costruito per accreditare una narrazione a chiave con piccole verità e tante omissioni. Si tratta di una ricostruzione tesa a convincere il lettore che il Cdr e l’Associazione lombarda dei giornalisti siano stati “complici“ dei vertici aziendali nella decisione di traslocare la redazione nella sede attuale (al primo piano del palazzo di via Gaetano Negri 4 a Milano) per ridurre i costi fissi cogliendo l’occasione costituita dall’introduzione del cosiddetto smartworking, negoziato con il Cdr in concomitanza con il rinnovo del contratto integrativo aziendale scaduto in vigenza dello stato di emergenza sanitaria.

1)     Prima interessante omissione la redazione del quotidiano è in solidarietà dal 2019 a causa delle pessime condizioni economiche aziendali. Il cambio di sede per abbattere i costi d’affitto è stato, sin da subito, identificato da tutta la redazione come un modo per limitare danno e durata della solidarietà di cui a breve potrebbe essere in discussione il terzo anno. Decisione dolorosa ma in tempi di crisi della stampa, dove corazzate di carta mettono in cassa integrazione a zero ore i colleghi, necessaria.

2)     Seconda interessante omissione molte delle sedi ventilate, e che l’azienda era in grado di permettersi, avrebbero costretto la redazione a una delocalizzazione che avrebbe potuto rivelarsi penalizzante per molti colleghi.

3)     Altra interessante omissione il contratto di negoziazione accordo, che prevede la possibilità di lavorare in scrivanie non dedicate, è stato sottoposto a votazione del corpo redazionale, dopo due assemblee, con il seguente esito: 46 votanti, 45 favorevoli, 1 contrario, restanti astenuti.  Del resto il testo dell’accordo è stato ritoccato almeno una decina di volte durante le trattative tutte documentate anche dai verbali aziendali. E qui dove il collega Boni scrive in proposito “senza trattativa” si passa allegramente dall’omissione al falso.

4)     Quanto al contratto di accordo aziendale, stranamente Boni non elenca gli edr che, grazie ad esso, permangono nelle buste paga dei redattori che in caso di mancata stipula sarebbero andati a pesare sui tagli della solidarietà (parliamo di centinaia di euro al mese). Forse è una cortesia da gentleman ma, se fosse, è l’unica del pezzo.

5)     Ancora omissione, il Cdr è affiancato sin dalla decisione aziendale di spostare la redazione da un gruppo di lavoro allargato che, a norma di contratto, consente di avere negli incontri con l’azienda un portavoce per ogni redazione. Il Cdr ha anche chiesto al direttore di incontrare direttamente tutta la redazione per esprimergli tutte le perplessità sul trasferimento e le dotazioni della nuova sede. Quindi quando il collega Boni scrive “nessun dibattito sul tema” siamo di nuovo a cosa che non corrisponde a verità che segue una omissione.

6)     Ennesima stravagante omissione: ci sono svariati comunicati del Cdr in cui il Cdr diffida l’azienda da scelte unilaterali sulla nuova redazione. Però secondo Boni il Cdr non ha avuto nulla da eccepire. Questo è uno dei comunicati di cui Boni ignora l’esistenza: “Il Cdr affiancato dai rappresentanti delle redazioni ha incontrato la direzione Mercoledì per discutere della nuova collocazione del giornale. Il Cdr allargato ha chiesto che vengano presentate per i nuovi spazi (più piccoli) adeguate misure anti covid che rispettino tutti i dettami di legge e le buone prassi che devono essere certificate dal responsabile aziendale per la sicurezza che ne risponde agli organi preposti, Asl e Ats. Questo per quanto riguarda il periodo emergenziale. Per il contesto generale dell’impiego dei nuovi spazi il Cdr allargato ha ribadito che è necessario ci sia una attenta pianificazione degli spazi e che deve essere garantita ad ogni redazione la possibilità di avere un certo numero di armadi e cassettiere. I mezzi tecnologici di dotazione devono essere dotati di mouse ed è stato ribadito che l’attrezzatura per lo Smart working deve essere corredata di schermi adeguati. Il Cdr allargato è in attesa che l’azienda faccia le adeguate verifiche e prenda i provvedimenti richiesti necessari a garantire uno spazio adeguato alla produzione ma anche alla salute e al benessere di chi ci lavora. Il Cdr”.

7)     Si scopre anche che il Cdr avrebbe rinunciato alla sfiducia e agli scioperi. Durante la trattativa per la solidarietà e dopo la chiusura della sede di Roma, altra questione dolorosa e complessa che grazie allo smartworking viene parzialmente mitigata (non certo sanata), di scioperi ne sono stati fatti ben 2 . Argutamente Boni poi nota a fine articolo quanto sfiducia e scioperi siano stati utili nel caso del Sole24Ore e dei redattori di IL finiti a zero ore. Al giornale nessun giornalista è a zero ore.

E l’elenco potrebbe continuare ancora…

Il Cdr del “Giornale”, è umano e quindi sbaglia. Ma fino a prova del contrario ha sempre operato per tutelare la redazione con il supporto della Alg e della Fnsi, e con i voti della redazione medesima come è normale in un processo sindacale. Ogni redazione poi, ovviamente, lotta con i mezzi che ha per le priorità che ha. E a volte deve anche prendere decisioni difficili a maggioranza. In questo caso una maggioranza di 45 a 1. Il Cdr e la redazione continuano la loro battaglia per migliorare i nuovi spazi aziendali e difendere l’organico redazionale, compito non facile in tempo di crisi e di Covid-19 (per la gestione del quale gli spazi sono stati certificati nel modo di utilizzo ma altro omissis nell’articolo). Il Cdr ringrazia sentitamente il collega Boni per il grande aiuto datoci nel compito e l’attenzione che riserva alle nostre vertenze. Lo terremo aggiornato (meglio aggiornato).

Il Cdr de Il Giornale