Il Diritto di Cronaca è sotto attacco, serve una nuova linea d’azione per i giornalisti

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di Fabrizio Cassinelli, presidente Gruppo Cronisti Lombardi, candidato professionale al consiglio ALG e al Congresso FNSI

Nel prezioso retaggio culturale e civile che avvolge l’esercizio dell’Informazione giornalistica, un ruolo preponderante ed essenziale è quello rappresentato dal Diritto di Cronaca. Un caposaldo della coscienza collettiva, una pietra angolare della giustizia sociale, una delle colonne su cui poggia una moderna repubblica, e da sempre un termometro della buona salute democratica di un Paese.

Purtroppo per l’Italia, però, gli indicatori internazionali sul libero giornalismo come il World Press Report ci inchiodano in posizioni di classifica imbarazzanti. E non a torto, con la Libertà di Stampa ai minimi storici dal Dopoguerra per la saldatura degli effetti negativi di pandemia, crisi economica, Riforma Cartabia, precarietà, nuove tecnologie e querele temerarie. E nell’indifferenza, per non dire con la compiacenza, di molte istituzioni e di troppi giornalisti.

La situazione infatti è ormai gravissima, e a maggior ragione in Lombardia, dove si trovano i principali media e dove l’organizzazione del territorio è tradizionalmente un modello, spesso al centro della notizia. Ebbene, in tutte le province le segnalazioni dei colleghi sul campo indicano crescenti zone d’ombra, denunciano il restringimento degli spazi di Cronaca, lamentano lo svilimento del ruolo di chi si occupa di informare. Solo pochi giorni fa, durante l’inaugurazione della nuova linea metropolitana MM4, a Milano, i giornalisti presenti sono stati confinati in un recinto lontano dai momenti clou dell’evento e privati della libertà di movimento necessaria a testimoniare bene i fatti. Nel Tribunale di Lecco viene intimato ai giornalisti di non avvicinare i magistrati. Una ennesima violenza sessuale è stata divulgata ai media solo perché risolta, mentre le altre vengono sistematicamente nascoste. I dati sulla Pandemia hanno cambiato periodicità di divulgazione, e non per riflessione dei giornali ma delle autorità sanitarie, che decidono quindi il livello di interesse sociale di un fenomeno. Potremmo continuare a lungo, ma un’analisi più articolata si può trovare nel Milano Press Report 2022 del Gruppo Cronisti Lombardi, consultabile online.

Fabrizio Cassinelli

Il diritto di cronaca ormai si esercita in spazi sempre più ristretti dalla Cronaca allo Sport, dagli Spettacoli alla Cultura, nell’Economia e nella Politica, e la situazione precipita, a Milano e in Lombardia, nel silenzio irresponsabile e persistente delle istituzioni e nell’inconsapevolezza dei cittadini che pensano di essere informati in modo tempestivo e completo e invece si trovano sempre più spesso travolti da una ben costruita propaganda a tutti i livelli: commerciali, lobbistici e istituzionali. Con le nuove tecnologie e la contribuzione diffusa divenute ormai un’arma a doppio taglio della nostra professione, con i siti sensazionalistici e i video virali incontrollati che battono ormai il tempo ai media.

Un colpo pesantissimo al Diritto di Cronaca è dato poi dalle disposizioni in materia di comunicazione giudiziaria introdotte dalla Riforma Cartabia. Non entriamo nel merito della riforma, ma certamente possiamo rilevare che l’attuale applicazione delle norme sui media ha contratto nettamente il numero di notizie, rendendo inoltre così scarne quelle divulgate da non permettere la verifica e senza referenti per il contraddittorio. Molti avvenimenti poi vengono divulgati non quando sono in corso, come è sempre stato e come richiede una società sempre più veloce nei suoi tempi, ma quando ormai sono terminati o risolti, depotenziandone la portata politica e sociale e creando una evidente distorsione della realtà sociale. Una narrazione falsata verso la quale si stanno allineando molti, anche – spiace dirlo – gli Editori, i Capistruttura e molti giornalisti. Questi ultimi evidentemente senza più la forza di ribellarsi a causa di una precarietà economica e contrattuale ormai davvero generalizzate (il dato forse “più preoccupante”, come ricordato al Premio Vergani 2022 dal direttore del Corsera, Luciano Fontana, e dal segretario generale aggiunto della FNSI, Anna Del Freo) ma anche senza una piena consapevolezza del ruolo. Convinti, quasi, che non disturbando i manovratori e stando lontani da ogni contrattazione collettiva e rappresentanza professionale si verrà trattati con benevolenza, e finendo invece per mettersi nelle mani dei poteri forti.

Il vostro voto ci serve per alimentare questa presa di coscienza, cosa che l’Associazione Lombarda Giornalisti promuoverà a Milano e nelle province, e per inchiodare con rigore le istituzioni al proprio ruolo di regolatori dell’azione divulgativa, impedendo la deriva che le vede invece scivolare in facili censure.